La perdita di biodiversità
produce un grosso danno agli ecosistemi soprattutto compromettendo
l'efficienza del funzionamento e la stabilità degli stessi. Pertanto riuscire a
diminuire la sempre più vertiginosa perdita di biodiversità ed evitare che avvengano
in essa pericolosi cambiamenti ha portato la Convenzione sulla diversità
biologica a proposte degli obiettivi internazionali per il 2020.
Nonostante vi sia la condivisione
dell'importanza che riveste la biodiversità per l'uomo, gli animali e il mondo
in generale non esiste ad oggi, un sistema globale e condiviso che permetta di
monitorare in maniera regolare i cambiamenti della biodiversità ed intervenire
in maniera tempestiva qualora si verifichino dei problemi.
Per cercare di porre rimedio a questa
situazione trenta ricercatori guidati dal portoghese Miguel H. Pereira,
dell'Università di Lisbona, propongono l'introduzione di un metodo ed un
vocabolario comune e globale per monitorare la perdita della biodiversità a
livello mondiale. In questo modo si potrebbe ovviare ad uno dei maggiori
ostacoli che molto spesso precludono un pronto intervento: la mancanza di
un'esplicito consenso a quali sono gli aspetti che devono essere
monitorati.
Nello specifico i trenta studiosi, di cui fanno parte anche due ricercatori che lavorano in Italia, hanno stilato un elenco di misure (variabili essenziali di biodiversità) considerate parametri chiave per tracciare la biodiversità nel migliore dei modi sia essa globale che locale. Queste misure riguardano diversi aspetti come ad esempio:
- Differenze genetiche tra animali selvatici e
domestici:
- Censimento delle popolazioni di rappresentativi
gruppi di specie (uccelli, pesci, piante ecc);
- Strutture dei diversi habitat;
- Elementi nutritivi presenti negli ecosistemi
sensibili.
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